NON LASCIAMOCI SOLI

19-settI primi anni di liceo un amico carissimo, oggi parroco, mi invitò a condividere un’esperienza di volontariato in una delle realtà del Cottolengo presente nella nostra città. Accettai, credo, soprattutto o solamente per l’amicizia profonda che ci legava e ci lega. Non ricordo nessun dettaglio del primo incontro col mondo della disabilità fisica e mentale, so che però stravolse profondamente la mia esistenza di adolescente annoiata.

Nella Piccola Casa della Divina Provvidenza (così sono chiamate le realtà del Cottolengo), si scopre un orizzonte esistenziale impensabile. Di piccolo essa non ha davvero nulla: grandi sofferenze, grandi disagi di un’umanità travagliata nel corpo e nella mente, e chiamarla “casa” pare un affronto al buon senso.

 

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